l nucleo centrale della fattoria era costituito, almeno fino all’ultima decade dell’Ottocento, come un massiccio corpo a ferro di cavallo, attorno al quale si estendeva un grande terreno semi pianeggiante a prevalente uso ortivo.
Dei cambiamenti interni possiamo rilevare solo quelli del piano terra, dai quali si evince la trasformazione degli ambienti di fattoria in abitativi, e soprattutto la formazione della piccola cappella tutt’ora esistente.
Non avendo alcun riscontro dei piani superiori, per il momento possiamo solo ipotizzare che anch’essi furono oggetti di trasformazione, come mostrano gli eleganti soffitti a cassettoni decorati, presenti al piano primo, mentre quello superiore, come di consuetudine, appare più spartano in quanto probabilmente destinato alla servitù.
IEstremamente interessante anche l’orologio presente sul coronamento della facciata, il cui meccanismo è alloggiato in un vano a cui si accede dal piano soffitte.
Come attesta un’incisione sopra il telaio dell’orologio, questo fu costruito dall’orologiaio Egisto di Domenico Cavina di Modigliana nel 1862, quindi ben prima della ristrutturazione in villa dell’ala del complesso e quindi probabilmente proveniente da una precedente collocazione. Il meccanismo è collegato con una campana esterna che ne scandisce il suono ogni 12 ore.
La trasformazione più radicale riguardò tuttavia la facciata di questa ala, che così divenne quella principale della villa, realizzata in un moderato stile barocchetto settecentesco.
Questi lavori nella parte orientale del complesso ebbero però ripercussioni in tutta la sua sistemazione, che comportò la trasformazione dei precedenti magazzini da grano in scuderie della nuova villa padronale.
Il tratto più evidente di questa trasformazione resta comunque la relativa facciata, trattata questa volta con uno stile neoclassico.
Di fronte al lato lungo del complesso, dalla parte delle scuderie venne poi realizzato un nuovo corpo di fabbrica, probabilmente ospitante stalle e fienili che ebbero accesso da un viale che dipartiva, parallelo ad esso, dalla Strada Maestra.
La stretta pertinenza del complesso della originaria fattoria, è sempre stata, come ancora oggi, quella racchiusa all’interno del muro di cinta in pietra.
Con la parziale trasformazione del complesso della fattoria in villa, anche il giardino antistante alla stessa fu probabilmente trasformato, ed integrato con una nuova porzione di giardino all’italiana, con disegni geometrici delle aiuole, vasche d’acqua e ponticelli in legno. Il progetto dello stesso è ascritto a Piero Berti[1], commissionato dallo stesso conte Guicciardini intorno al 1890.
Sul confine ovest del complesso, già anticamente era presente una vasca d’acqua alimentata dal fosso di Migliana, che serviva sia come vivaio, che per l’alimentazione delle fontane e vasche del parco.
Durante la ristrutturazione di fine Ottocento, con la realizzazione del nuovo frantoio, tra questo e la vasca del vivaio, fu realizzata una seconda vasca, utilizzata come margone per l’attivazione del ritrecine della relativa macina.
Tra le due vasche, poste ad un livello superiore, ed il giardino della villa, furono realizzati degli annessi per il ricovero degli attrezzi e soprattutto come limonaia, per il ricovero invernale dei numerosi agrumi in vaso che erano disseminati nel parco.
Questa zona ed il giardino antistante erano poi collegate da un camminamento pergolato, ed adornato da tralci di vite e rose rampicanti, raccordato in prossimità del giardino all’italiana, da una piccola fontana con sedute laterali in pietra e un gazebo con rampicanti.