Storia




La Villa ha origini antichissime, appartenuta prima alla famiglia degli Alberti, poi dei Bardi, una delle famiglie fiorentine imparentata anche con il casato dei Medici, ed infine ai Guicciardini da cui prende il nome. Gli Alberti già conti di Prato, ebbero vasti possedimenti anche in Val di Bisenzio, come attesta la celebre Rocca Cerbaia, che però nel XII secolo furono venduti alla famiglia fiorentina dei Bardi.

Agli inizi dell’Ottocento i beni della villa e relativi annessi passarono ai Guicciardini. La circostanza è che furono trasferiti per via ereditaria, infatti l’ultimo proprietario della famiglia Bardi fu il conte Piermaria, che era cavalier servente e consigliere personale di donna Caterina Bartolommei, consorte del conte Lorenzo Guicciardini, ai cui figli Francesco e Ferdinando, appunto, Bardi lasciò in eredità questi beni.

Successivamente, in un atto di divisione, il complesso di Usella fu assegnato a Ferdinando Guicciardini, quindi passò prima a suo figlio Carlo, ed infine al figlio di questi, il quale assunse nuovamente il nome di Ferdinando e che fu autore dei grandi lavori di trasformazione dello stesso a fine Ottocento. 

Anticamente si trattava quindi di un presidio degli Alberti, posto proprio sul confine con Prato, il quale poi probabilmente si è accresciuto durante la gestione dei Bardi, fino a diventare il centro di una vasta fattoria, che si estendeva su entrambi i lati del vicino fiume Bisenzio.

La sua conduzione e la qualità delle sue coltivazioni erano divenute un’eccellenza della zona ed i suoi interessi si allargarono anche verso attività produttive vere e proprie.

Tra i possedimenti della fattoria troviamo infatti anche un mulino, posto nelle sue vicinanze, nei pressi del Bisenzio, a cui nel momento della nascente industria pratese, a fine Ottocento, fu affiancata anche una piccola attività connessa alla produzione tessile.

Un’altra importante attività produttiva legata alla fattoria fu quella legata alla presenza di una fornace da laterizi, sicuramente già presente nel periodo di gestione dei Bardi, ma notevolmente ampliata nel periodo delle grandi trasformazioni ascrivibili ai Guicciardini.

In alcuni manufatti della villa stessa  ancora oggi si possono trovare alcune tegole in laterizio, dall’originale disegno su cui è impressa la scritta “Fornace di Usella – Guicciardini”.

Attorno alla fornace, già anticamente era andato formandosi un piccolo borgo abitato probabilmente dai lavoranti della stessa o comunque della fattoria, ed addirittura una bottega, detta appunto “della fornace”, costruita lungo la Strada Maestra. 

E’ proprio per questa diretta connessione che dal corpo centrale della fattoria dipartiva un lungo viale che terminava con un cancello che immetteva su un ponticello a schiena d’asino, sul torrente di Migliana e che collegava la fattoria al borgo.

 



l nucleo centrale della fattoria era costituito, almeno fino all’ultima decade dell’Ottocento, come un massiccio corpo a ferro di cavallo, attorno al quale si estendeva un grande terreno semi pianeggiante a prevalente uso ortivo.

Dei cambiamenti interni possiamo rilevare solo quelli del piano terra, dai quali si evince la trasformazione degli ambienti di fattoria in abitativi, e soprattutto la formazione della piccola cappella tutt’ora esistente.

Non avendo alcun riscontro dei piani superiori, per il momento possiamo solo ipotizzare che anch’essi furono oggetti di trasformazione, come mostrano gli eleganti soffitti a cassettoni decorati, presenti al piano primo, mentre quello superiore, come di consuetudine, appare più spartano in quanto probabilmente destinato alla servitù.


IEstremamente interessante anche l’orologio  presente sul coronamento della facciata, il cui meccanismo è alloggiato in un vano a cui si accede dal piano soffitte.

Come attesta un’incisione sopra il telaio dell’orologio, questo fu costruito dall’orologiaio Egisto di Domenico Cavina di Modigliana nel 1862, quindi ben prima della ristrutturazione in villa dell’ala del complesso e quindi probabilmente proveniente da una precedente collocazione. Il meccanismo è collegato con una campana esterna che ne scandisce il suono ogni 12 ore.

La trasformazione più radicale riguardò tuttavia la facciata di questa ala, che così divenne quella principale della villa, realizzata in un moderato stile barocchetto settecentesco.

Questi lavori nella parte orientale del complesso ebbero però ripercussioni in tutta la sua sistemazione, che comportò la trasformazione dei precedenti magazzini da grano in scuderie della nuova villa padronale.

Il tratto più evidente di questa trasformazione resta comunque la relativa facciata, trattata questa volta con uno stile neoclassico.

Di fronte al lato lungo del complesso, dalla parte delle scuderie venne poi realizzato un nuovo corpo di fabbrica, probabilmente ospitante stalle e fienili che ebbero accesso da un viale che dipartiva, parallelo ad esso, dalla Strada Maestra.

La stretta pertinenza del complesso della originaria fattoria, è sempre stata, come ancora oggi, quella racchiusa all’interno del muro di cinta in pietra.

Con la parziale trasformazione del complesso della fattoria in villa, anche il giardino antistante alla stessa fu probabilmente trasformato, ed integrato con una nuova porzione di giardino all’italiana, con disegni geometrici delle aiuole, vasche d’acqua e ponticelli in legno. Il progetto dello stesso è ascritto a Piero Berti[1], commissionato dallo stesso conte Guicciardini intorno al 1890.

Sul confine ovest del complesso, già anticamente era presente una vasca d’acqua alimentata dal fosso di Migliana, che serviva sia come vivaio, che per l’alimentazione delle fontane e vasche del parco.

Durante la ristrutturazione di fine Ottocento, con la realizzazione del nuovo frantoio, tra questo e la vasca del vivaio, fu  realizzata una seconda vasca, utilizzata come margone per l’attivazione del ritrecine della relativa macina.

Tra le due vasche, poste ad un livello superiore, ed il giardino della villa, furono realizzati degli annessi per il ricovero degli attrezzi e soprattutto come limonaia, per il ricovero invernale dei numerosi agrumi in vaso che erano disseminati nel parco.

Questa zona ed il giardino antistante erano poi collegate da un camminamento pergolato, ed adornato da tralci di vite e rose rampicanti, raccordato in prossimità del giardino all’italiana, da una piccola fontana con sedute laterali in pietra e un gazebo con rampicanti.

 

Messaggia su WhatsApp